Noi genitori: coraggiosi o no?
Mettere al mondo un figlio, al giorno d’oggi, richiede tanto coraggio. Ammiro molto chi desidera e decide di averne più d’uno. In questo periodo nel quale tutto va a rotoli, fatto di guerre, attentati, stupri e tanti atti orripilanti verrebbe da dire in che mondo vivrà mio figlio.
Se si fanno tutti questi brutti pensieri di figli non se ne dovrebbero fare più. E quindi, l’universo si ferma? Noi genitori dobbiamo avere fiducia, coraggio e sperare che la situazione possa cambiare in meglio. Per il futuro dei nostri piccoli ed anche per il nostro.
Noi genitori: il mio pensiero
Comunque quando ci si accorge di aspettare un bambino (questo è quello che pensa magari la stragrande maggioranza delle donne) ci si sente al settimo cielo. Ora, con quello che scrivo, sono sicura mi attirerò le ire delle mamme con la M maiuscola. Ma purtroppo, o per fortuna, non sono una mamma perfetta anzi.
Per me non è stato così. Perlomeno nel momento in cui l’ho scoperto.
Andrea è stato desiderato, ma non mi aspettavo arrivasse subito. C’è voluto del tempo perchè me ne rendessi conto. Più cresceva dentro me e più mi rubava un pezzettino di cuore. Sono stata assalita da mille dubbi, pianti a non finire per la paura di non essere in grado di affrontare questa grande novità da sola, senza l’aiuto di mia madre.
Con il senno di poi, posso affermare che ogni donna ha dentro di sé una forza sovrumana che l’aiuta a superare ogni ostacolo. Io, per mia fortuna, quel coraggio l’ho trovato grazie anche al supporto di un marito intelligente e di mio padre.
Noi genitori: la gravidanza di Andrea
Ricordo bene il giorno in cui feci il test. Erano le sei di mattina ed ero sola in bagno. Le due lineette erano comparse all’istante. Primo pensiero… panico!
Tornata in camera, svegliai Simone che se la dormiva bellamente e in lacrime gli dissi “Sono incinta, aspettiamo un bambino”. Lui con una faccia mista tra il beato tipo “Evvai” e l’arrabbiato tipo “Che cavoli mi svegli alle sei” era la persona più felice della terra.
Prima di cercare un figlio, io e Simone, ci siamo goduti la nostra vita di coppia, matrimoniale e la nostra casina. Se fosse stato per lui, il figlio, l’avrebbe cercato il giorno stesso del matrimonio. Ero io quella più titubante. Quando ci siamo sposati ero giovanissima, avevo 27 anni. Il pensiero c’era, ma da lì a mettere in cantiere tutto ce ne passava.
Mi piaceva la nostra vita a due. Avevamo trovato un buon equilibrio. Per noi l’inizio non è stato semplice, abbiamo avuto bisogno del nostro periodo di rodaggio e del tempo, soprattutto mio, di elaborare il cambiamento. Soprattutto il distacco dalla mia vita precedente. Il legame tra me e mio padre è sempre stato molto profondo, ma si è rafforzato ancor di più dalla mia adolescenza fino ad ora. Se mi seguite l’ho già scritto in un altro post “Diamoci un taglio”, io non vivo molto bene i cambiamenti. Sono molto attaccata alle mie abitudini.
Durante la gravidanza ho tranquillamente continuato a lavorare. Non sopporto chi dice alle donne incinta “Ma sei matta stai a casa chi te lo fa fare!”, oppure hanno una maternità anticipata “regalata” dal dottore. Ragazzi diciamolo una volta per tutte… la gravidanza non è una malattia! Lavorare sì ma senza compromettere la salute del piccolo nascituro ovviamente. Ma credetemi ne ho sentite di storie.
Ci sono alcune donne che al primo dolorino (magari inesistente) rimangono a casa. Poi, sempre le stesse, le vedi in giro in ogni dove non di certo a casa a riposare. Povere, invece, quelle donne che si sparano nove mesi a letto. Lì si davvero complimenti per il coraggio e la tenacia.
Io sono stata fortunata non ho perso un giorno di lavoro fino a 7 mesi 1/2. Accompagnata, andavo anche nei cantieri, non mi sono mai tirata indietro e credetemi non ho mai voluto fare la super eroina! Questo fino a quando mi sono venute le contrazioni prima del previsto. Alla 32ma settimana! Quindi stop brusco ed improvviso dal lavoro. Riposo forzato ma sono arrivata (non so come visto che facevo divano letto/ letto divano) alla 39ma settimana!
E poi è arrivato il gran giorno ed è nato lui. Il mio tato, gigio, cucci, nanerottolo Andrea. Lo chiamo in mille modi tutti i nomignoli lo rendono ancora più mio! Ricordo ogni momento, ogni istante che ha preceduto la sua nascita ed anche quando me lo hanno appoggiato sulla pancia. Il mio pensiero è stato (oltre a chiedere se stava bene) “Andrea a chi assomigli?”.
Sfatiamo un altro mito non è vero che i bimbi piccoli o appena nati sono tutti belli. No. Neanche per sogno. Alcuni sono proprio bruttini. Io infatti ho pensato “Cavolo, mi sa che non mi è riuscito troppo bene”. Diciamo che non è stato amore a prima vista, non mi sono sentita una mamma dal primo sguardo.
Invece poi, giorno dopo giorno, è stato un crescendo di amore e di emozioni. La sua bellezza affiorava sempre di più. Comunque dall’istante in cui Andrea è nato le mie abitudini sono state stravolte. Perché dal momento in cui si stringe tra le braccia il nuovo arrivato, si sa già che la propria vita cambierà e non sarà più quella di prima.
Tante tante gioie, ma anche tanti sacrifici.
E allora quando si capisce e si diventa genitori?
Ho cominciato a sentire l’istinto materno, che non è mai stato innato in me, al suo primo malessere (soffriva di reflusso gastrico dalla nascita). Il saperlo piccolo e inerme ha fatto sì che si scaturisse in me la forza, il coraggio per affrontare tutte le difficoltà. La nuova piccola vita viene riposta nelle mani sicure e protettive della mamma e del papà. È una grossa responsabilità. Essere genitori vuol dire che, ovunque tu possa andare, i figli sono sempre il primo pensiero. E più crescono, più te ne rendi conto. È un pezzo del tuo cuore che vaga lontano da te.
Noi siamo stati fortunati, i problemi di Andrea con la crescita si sono risolti. Ci sono situazioni molto più complesse che richiedono la doppia, tripla forza tipo quando ci sono malformazioni cardiache, sindrome di down o malattie rare etc etc…
Sono comunque convinta che siamo tutti noi genitori coraggiosi perché cerchiamo di far crescere al meglio i nostri figli. O sbaglio? Voi che genitori vi sentite di essere: coraggiosi o no?
Irene ▪ viaggi da mamme ▪
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